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SOMETHING HAPPENED

E’ successo davvero, è successo qualcosa il giorno in cui David Bowie è morto.
Io per un po’ non ci ho creduto: non che non mi fidassi di internet (non mi fido mai davvero di internet) è che non era possibile, perché David Bowie mica muore, punto.
Prima però ne è successa un’altra, di cosa: tutti, ma proprio tutti, su tutti i social networks, hanno cominciato a parlarne. Tutti piangevano, tutti ricordavano, tutti ascoltavano la sua musica. E io ne sono stata travolta.
Ho pianto, non so nemmeno quanto, non so nemmeno come, con la testa che girava e gli occhi gonfi fino a sera, perché a un certo punto è arrivata pure la sera, e lui era ancora morto.
Negare non potevo; arrabbiarmi, si. Con chi? Boh.
Ora, io mica lo conoscevo, David Bowie, e lui non conosceva me. Però non è troppo dire che mi abbia cresciuto. Ci sono interi dischi che riascoltarli equivale ogni volta a un’autopsia emotiva; canzoni che ancora oggi sono viaggi nel tempo, riffs, intro, finali, persino passaggi da una canzone all’altra che ho talmente interiorizzato da dovermi ogni volta fermare ad ascoltarli con l’attenzione giusta. Ho messo persone nelle sue canzoni, alle quali penso ogni volta che le ascolto. Di più: ci sono persone nei versi, in pezzi di versi, a volte nelle parole. La sua voce suona talmente familiare alle mie orecchie che a volte ancora mi spiazza. C’è stato un tempo che desideravo essere come lui – periodi in cui ci ho persino provato.
Ora che i giorni sono passati ma che la nostalgia invece che diminuire aumenta; ora che è stato detto tutto, il contrario di tutto e di nuovo tutto è stato ripetuto, mi ritrovo ancora a non sapere esattamente come sia cominciata, la nostra storia. Non so quando, non ho nemmeno una canzone precisa.
Però forse, scusatemi, pure se l’avessi non ve la racconterei.
E’ così: il giorno che David Bowie è morto è successo che io mi sono scoperta protettiva. Non sapevo di poterlo essere nei suoi confronti, eppure lo sono, tantissimo. Evidentemente, la parte di me che in qualche modo è cresciuta e si è formata sulle sue radici è molto, molto più grande e importante di quanto credessi. E se ci pensate è bello: ho scoperto, perdendolo, quanto sia ancora con me – quanto lo sarà sempre.
Pochi giorni prima che uscisse il nuovo disco – pochi giorni prima che morisse – ho scritto che avevo finalmente la sensazione che fosse tornato: lo penso ancora, è tornato, e per restare.
E restando, mi ha lasciato il messaggio più bello. Questo ve lo posso svelare, in realtà mica è un segreto, sono versi che stanno nella canzone che chiude il suo ultimo disco:

‘Seing more and feeling less
Saying no, but meaning yes,
This is all I ever meant,
That’s the message that I sent,
I can’t give everything away.

Peekaboo.

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