LETTERA A 10 ANNI FA

E’ proprio vero che tutto dipende da come lo gestisci tu.

E’ vero davvero che sei tu che decidi, è vero davvero che sei tu ad essere pronta, tu.

E’ vero davvero che il tempo non scorre semplicemente in avanti; solo, non si torna propriamente indietro: si riprende, si interrompe, si ricorda e ci si dimentica.

O, semplicemente, si smette di non ricordarsi un discorso lasciato a mezzo dieci anni fa. Può darsi – dico, può darsi – che all’improvviso ricominci da dove lo si aveva lasciato.

E’ che ci sono dei momenti in cui ti accorgi di avere spazio. Quando riesci a superare le distanze, per esempio. Quando nel sistema binario della tua vita e del tuo pensiero (zero-uno-zero-uno) riesci a restare almeno per un pò sull’uno, sul canale aperto, in modalità accoglienza.

‘And I turned ’round and there you go’.

E così è stato. Un incontro. Uno di quelli inaspettati (ma non sono poi tutti inaspettati gli incontri?), quelli che quasi all’improvviso si fanno largo e prendono forma in uno spazio che definire neutro è poco preciso.

Fuori dal tempo, fuori tempo, nella corsia a lato.

Lì, dove ci siamo incontrati, io mi sono ricordata.

Di dieci anni fa, di quello che sapevo fare, di quello che riuscivo a dire, a guardare, ad ascoltare. Di come riuscivo ad essere diaframma tra l’esterno e l’interno e viceversa.

Pensa un po’, non mi ero nemmeno resa conto di essermelo dimenticato.

O meglio, di non ricordarmelo più.

E al netto di tutta l’insicurezza con la quale ho mosso questa specie di primi passi, al netto della confusione, del desiderio, del viaggio alle radici più antiche dei miei timori, io, lì dove ci siamo incontrati, ho ricominciato.

E so che devo ringraziare me stessa, certo, perché sono io che ho saputo fare spazio.

Però, ecco.

Grazie.